La cava è grembo metamorfico, alveo delle trasmutazioni, spazio scritto e da scrivere. Le sue pareti sono tabule del gesto tellurico, mandala geo-grafici di meditazione nei quali corpo e terra s’intrecciano trascendendosi nello spazio concreto e immaginale del respiro.
Sentire offerente nasce dal luogo, nel luogo, come dialogo della differenza di corpi situati, corpi offerenti, vacui centri orbitali che tracciano libere linee di consonanza fuori dai piani del Senso.
Uscire dalla clausura autistica di codici e prescrizioni per aprirsi al contesto ambientale quale fonte d’i(n)spirazione, “partitura” d’icone fono-visive prodotte nell’attualità dell’incanto sensibile.
Opera di fioriture senza testo, di effimeri dialoghi della generazione e del mutamento, polifonia dell’ascolto, elogio del minimo, di tutto ciò che è appena, del sottile e dell’ineffabile.
Marco Ariano, sentire offerente, presentazione, 2002