DE-STARE

DE-STARE è risveglio dello stare
è stare nello stare, nella risonanza
risveglio che celebra il luogo, in luogo
giardino d’intensità vibratili

Marco Ariano, DE-STARE – in luogo #1, presentazione, 2018

Farsi Fuori. Fenomenologia del corpo-suono e improvvisazione come evento

“Ogni sistema musicale tende ad imporre la propria forma discriminando e allontanando, di conseguenza, tutto ciò che ad essa non si conforma. C’è quindi sempre un resto, suoni altri, deietti, che sono poi quelli che a me interessano di più, che restano fuori gioco, addirittura inuditi perché è vero che i linguaggi musicali sono meravigliose forme espressive ma è anche vero che la loro ipostatizzazione rischia di renderci sordi rispetto a tutto ciò che li trascende.”

“Sono quindi andato sempre più verso una ritmicità del corpo-mondo fatta di suoni che eccedono le forme astratte e matematizzate della musica. Ecco questo è il punto, c’è un infinito mondo ritmico-timbrico che sfugge alle formalizzazioni sistemiche e ancora di più alla scrittura musicale ed è quello il mondo verso il quale mi sono diretto e mi sono ritrovato. E’ ancora possibile parlare di ritmo? Penso di sì, ma ciò che emerge da questo orizzonte è fatto di suoni balbettanti, di spasmi, contrazioni, sfinimenti e puntualità ondivaghe. L’idea di ritmo come scansione-ripetizione immediatamente percepibile viene meno, c’è una specie di sprofondamento e dilatazione dove però il pulsato – la distinzione tra ‘pulsato’ e ‘non pulsato’ appartiene a Deleuze – non è cancellato quanto trasmutato in una apertura non pulsata che chiamo ‘spaziatura’. La spaziatura potrebbe essere pensata come uno spazio d’intensità, un vuoto tensionale dove pulsato e non pulsato si coappartengono. E ciò perché in questo caso la dimensione non pulsata non nasce da un processo astrattivo, come nella musica contemporanea che si affida alla scrittura musicale, bensì dalle ragioni oscure della visceralità corporea.”

“Vivo il mio suonare come una danza, una danza fatta di gesti spezzati, di sospensioni e di esitazioni, di vuoti, di ‘mancamenti’. Penso che in realtà queste mancanze/mancamenti – e qui distinguere sarebbe interessante ma ci porterebbe troppo lontano – possano dire più di ogni esplicito dire. Quel vuoto, quella parte mancante lascia essere ciò che non può esser preso, ciò che può essere suonato soltanto mancandolo. La tendenza a togliere,al ‘levare come assenza fisicamente costitutiva, come elemento strutturale non prescritto da una partitura è quindi un elemento fondamentale del mio modo di suonare.”

Marco Ariano, Farsi Fuori. Fenomenologia del corpo-suono e improvvisazione come evento, (intervista di Paolo Demitry), in AA.VV., Il Corpo nel Suono – 1, Aracne, Roma, 2017

Intervista

“La mia tensione fondamentale è sempre stata quella di pormi fuori dai linguaggi costituiti ed è proprio su questa im-possibilità, su questo confine paradossale, che si muove il mio lavoro e sempre di più la mia riflessione. Questo richiede una preliminare epochè – con quanto di problematico questo comporta – che penso, insieme, come un transitare (transe) oltre se stessi e come un delirare, un uscire dal solco dei linguaggi. Indico così un’apertura, un fuori dal-del soggetto/linguaggio che implica tra l’altro il recupero dei due grandi rimossi dell’Occidente: il corpo e lo spazio. Insomma, per me l’improvvisazione non solo non è cosa da poco, o qualcosa d’inferiore, – pregiudizio presente in modo più o meno latente in tutta la nostra cultura – ma è una dimensione impensata, profondamente problematica ed intrinsecamente eversiva.”

L’improvvisazione è una pratica desiderante, una pratica musicale libera da vincoli trascendenti, anarchica, ma è insieme una forma di ascetismo, richiede una dedizione assoluta, un esercizio e un affinamento continui. E’ per questo che mi piace definirmi, giocando, un asceta anarchico, che è in fondo un ossimoro.”

Marco Ariano, Intervista, in Giuseppe Sardina, Il suono prima di tutto, Tesi di Laurea, Siena Jazz University, A.A. 2014-2015

Armodiafonie dello spensamento

“Emerge un mondo sonoro ambiguo e proliferante che rivela un intrinseco ordine mutante. La correlazione creativa con questo mondo è ciò che definisco armodiafonie dello spensamento.”

Marco Ariano, Scritture/Spaziature della Risonanza, in Ex.it, Materiali fuori contesto. Albinea 2013, Tiellecci editrice, 2013

Degli Insetti

Gli insetti come (nostra) alterità estrema, assoluta – il mostruoso, l’alieno – e la (mia) sim-patia per la loro gestualità, per la meravigliosa poliritmia dei loro movimenti (individuali e collettivi). Gli insetti come vie di fuga immaginali (il divenire-insetti), strategie di dischiusura identitaria (il fuori), esposizione all’altro per diventare altro (l’im-possibile). L’idea era quella di lavorare innanzitutto sulle immagini e realizzare delle “video-partiture” per differenti ensemble d’improvvisatori. Registrazione dei movimenti, delle dinamiche, delle interazioni – quadri semoventi – nero su bianco. In consonanza con l’”essere tagliati all’interno” proprio degli insetti, ho (s)composto partizioni vibratili e mutanti. Una “scena” (non un “testo”, attenzione!) caratterizzata dalla reciproca cattura/possessione di suoni e immagini. Quindi, scritture musicali scaturite dalla risonanza e dal con-tatto improvvisativo, “scritture animali” fatte di mobili persistenze, interferenze, distorsioni, folli poliritmie …che è quel che resta!

Marco Ariano, Degli Insetti – entomofonie immaginali, libretto cd, NED, 2012

Umana ostensione

ingoiata di luce propria
illuminata
nell’espropriazione
espropriata
la bellezza dello sfiorire umano
umana ostensione
disarmata
mi compio
nel mentre
in ciò che si compie

Marco Ariano, umana ostensione, inedito, 2011

Le voci tatuate

portato come predizione nel lamento
ho messo da parte ogni intercessione
mi sono rasato per avvicinarti
per poggiare l’occhio sull’occhio
l’orecchio sull’orecchio

tracce a venire fino a spezzare il cuore
scritte di notte sulla pelle
scritte nel palpito carnale
geometrie d’insetti, rondini e farfalle
abrase, acide, odi bruciate
sussurrate odi infibulate
trascritte nell’opera animale
infisse nell’aporia dell’ora

nella dimenticata materia d’essere
di questo m’incendio
in copule e copulazioni
santissima onomaturgia del corpo deflorato
monte capovolto nel sogno alchemico

sillabo smarrita
raccolta nello spasimo
puoi declinarmi
se vuoi
smembrare questa carne
puoi insinuare il senso
se vuoi
distratta, sono la voce amata
oscura, disfatta
tutt’intorno aurata

pube, frutta candita e rigo
io sono analoga
né diversa né uguale
io sono analoga
foglia, nuvola e bambola
tra l’uno e l’altro
è qui che dimoro
dolce sfumatura
crotalo, epistola e nume
tra me e me
io sono analoga

Marco Ariano, Le voci tatuate, Universitalia, Roma 2006

n frammenti limbici

Presenze anomiche, inconcluse, ambigue,
figure nascenti e deiette che libere da vincoli identitari
si compongono in impreviste polifonie della risonanza.
Cacciate ed estranee, ruotano,
tracciano confini, li cancellano,
confondono sofferenza e beatitudine
nello splendore di un abbandono senza redenzione.
Apparizioni, frammenti di mondi intermedi.

Marco Ariano, n frammenti limbici, presentazione, 2005

Sensuali eresie

Spazi d’accoglimento, spazi predisposti all’avvento, spazi nessunali del presentimento nei quali si scrivono suoni-evento irriducibili al linguaggio costituito. Babele della spoliazione.

Impreviste tessiture, segreto intrecciarsi e corrispondersi. Polifonie dell’ascolto. Impure armonie che si realizzano nell’attualità della libera consonanza sensibile.

Negli interstizi sopravvivono deietti i respiri, i r-umori, la grezza poesia dei suoni, Suoni della diaspora, esiliati dalla logica sistemico-funzionale della musica.

Scarto delle prescrizioni, la sensualità dei suoni sopravanza i contorni imposti dal testo. Fremiti del corpo, della lingua, estatiche eresie.

Gli strati e le pieghe flettono la linearità del tempo in una follia ritmica eccentrica e senza metro. Il ritmo diventa/è misterico respiro della carne.

Tabule di scritture sonore, di fioriture senza testo. Tabule elettroniche e carnali, irripetibili coaguli di voci impure, quadri-teatro di un attimo.

Marco Ariano, sensuali eresie, libretto CD, 2003

Impuro viscere

Il linguaggio amputa la voce per conformarla al proprio ordine astratto. L’opera di transe, cancellando la definizione, converte la voce alla visceralità della matrice corporea. Eccedenti, impure, eteriche e animali, voci del transito sensibile, voci metamorfiche inscritte nell’ordine effimero del godimento. Fuori dal ri-tratto linguistico, figure estatiche disegnano il mondo in fono-grammi della risonanza carnale.

Marco Ariano, impuro viscere, presentazione, 2003

Sentire offerente

La cava è grembo metamorfico, alveo delle trasmutazioni, spazio scritto e da scrivere. Le sue pareti sono tabule del gesto tellurico, mandala geo-grafici di meditazione nei quali corpo e terra s’intrecciano trascendendosi nello spazio concreto e immaginale del respiro.
Sentire offerente nasce dal luogo, nel luogo, come dialogo della differenza di corpi situati, corpi offerenti, vacui centri orbitali che tracciano libere linee di consonanza fuori dai piani del Senso.
Uscire dalla clausura autistica di codici e prescrizioni per aprirsi al contesto ambientale quale fonte d’i(n)spirazione, “partitura” d’icone fono-visive prodotte nell’attualità dell’incanto sensibile.
Opera di fioriture senza testo, di effimeri dialoghi della generazione e del mutamento, polifonia dell’ascolto, elogio del minimo, di tutto ciò che è appena, del sottile e dell’ineffabile.

Marco Ariano, sentire offerente, presentazione, 2002

Reliquie. Il corpo e la legge

Corpi muti ai quali la parola di Dio si è imposta come unico verbo nel tentativo di cancellare

la grana oscura e germinale della voce. La polifonia rumorale del corpo con la sua lingua vocale sensuale-sessuale spaventa, terrorizza perché infedele alla parola che comanda fissando nella pietra.
Agonia e gioia di corpi che cercano nel canto di preghiera e nell’invocazione spazi di sopravvivenza della voce. Nella rimozione e nella sublimazione il corpo resta fedele alle fioriture della carne.

L’accettazione-esaltazione del movimento, del respiro, del ritmo portano all’implosione del corpo, alla ek-staticità della carne.

Nell’apertura che sprofonda il corpo scopre la propria sacra animalità.
Instasi del corpo, estasi della carne.
Grembo pre-identitario, la carne è il senza nome pulsante che ci mantiene nella possibilità dell’evento: questo è il Mistero.

Marco Ariano, Reliquie. Il corpo e la legge, in M. Mauri, G. Marziani, Dieci, Lithos editrice, Roma 2002

Poeticità del suono

“In che direzione va la tua ricerca musicale?

Va al di là della ‘musica’, il mio lavoro apre uno spazio di ricerca sinestesico centrato sulla poeticità del suono. E’ un lavoro che si porta ai margini del musicale, m’interessa tutto quello che la musica tralascia, lo scarto, l’improvvisazione. Io sono un improvvisatore, ma la strada che sto percorrendo è una strada diversa, è per questo che tendo sempre più a partire da un lavoro laboratoriale.”

Marco Ariano, Marco Ariano il filosofo della batteria, (intervista di Marco Mammoliti), Planet Drum, 2000