Così Novalis indica la Stimmung, la voce che è prima del linguaggio, che muove e indirizza gesto e movimento, che orienta l’essere nelle direzioni, la voce che genera, sospende o rifiuta, istintivamente, ogni atto. La voce originaria che tacita l’udito del fuori e accende l’ascolto interiore.
Ecco Marco nel suo recinto, tra i suoi oggetti, fitta foresta inabitabile di organi silenti, in attesa dell’acustica che li animerà. L’attesa: il tempo più ricco e puro dell’esistenza, prima dell’accadimento, prima della consumazione del desiderio.
La sensazione, cioè il sesto senso che permette l’ascolto della realtà nascosta, disegna i movimenti di suono e danza di Marco. Risuona da principio nel suo corpo, con forte evidenza performativa, e si propaga nei corpi musicali degli oggetti.
Il gesto sospeso, interrotto, ritratto, infine compiuto in un tocco delicato, o negato in una sorda apnea. Nessuna premeditazione, dunque. La sorpresa è nell’orecchio di chi ascolta, negli occhi di chi guarda.
Nel gesto sospeso risuonano oggetti mancanti; tra quelli presenti si nascondono oggetti invisibili. Marco suona per metafore, i suoni sono concrezioni, frasi poetiche, sentieri sonori che si intuiscono nel gesto sospeso.
Il suono-desiderio come acustica perfetta, che gioca con la manifestazione e la negazione, col suo perdersi in un’attesa: non lasciarlo andare, tenerlo dentro di sé, ritardarne la perdita.
Una musica affettiva, sensitiva, germinante, che sente ed effonde metafore poetiche, sonorità dei territori dell’anima.
Sambati, 2018